La Regina delle Nevi - a Glee Fable
EnidBlack
Capitolo 3 - Il Mago Previous Chapter Story
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La Regina delle Nevi - a Glee Fable: Capitolo 3 - Il Mago


K - Words: 1,168 - Last Updated: Oct 28, 2012
Story: Closed - Chapters: 3/? - Created: Jun 30, 2012 - Updated: Oct 28, 2012
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Kurt quella sera si asciugò le lacrime e finse di essere semplicemente stato poco bene. Carole gli chiese dove fosse Blaine e lui le rispose che gli aveva detto di non preoccuparsi ed uscire. Carole lo guardò stranita: quei due erano attaccati con la colla, specialmente quando uno dei due non stava bene, ma cercò di non essere troppo invadente. Quando però quella sera Blaine non fece ritorno a casa, Carole fu lì, ad accogliere un Kurt nuovamente piangente tra le sue braccia.

Ogni sera, Kurt passava le ore affacciato alla finestra, la stessa dalla quale aveva visto Blaine andar via quella mattina d'inverno. Ogni sera, scendevano lacrime dai suoi occhi, sperando di vederlo tornare a casa. Era terribilmente preoccupato per lui, e gli mancavano le loro risate, le canzoni, la cioccolata calda bevuta sotto il gelsomino a riposo per l'inverno.

La famiglia di Blaine e l'intero paese persero le speranze presto, dando il ragazzo per morto, sepolto chissà dove nella neve. Dicevano che l'avrebbero ritrovato al disgelo. I ragazzi che prendevano in giro Kurt erano crudeli, dicendogli che era scappato per colpa sua, perché era un mostro, e così lo aveva fatto morire.

Kurt cercava di ignorarli ma ogni loro parola lo colpiva al cuore. Eppure, ogni sera, per tutto l'inverno, fino alle pendici dell'estate, Kurt attese alla finestra il ritorno di Blaine. Invano.

Alla fine di maggio, per il suo compleanno, sei mesi dopo che Blaine era scomparso, ricevette in regalo un paio di stivali gialli. Li indossò ed andò sotto il gelsomino, in giardino. E si bloccò. Di nuovo, sovrappensiero, era andato a cercare Blaine nel loro  posto. Basta. Non poteva più sopportare di non sapere. Uscì di casa, con gli stivali nuovi ai piedi e corse. Corse fino alla riva del grande fiume, e gridò ai flutti:

- Avete visto il mio amico Blaine? Vi darò i miei stivali gialli se mi dite dov'è! -

Quasi si sentì uno sciocco, e per un secondo lo pensò davvero. Ma le onde s'alzarono e assentirono con le creste spumeggianti. Montò allora Kurt su una piccola barca attraccata tra le canne e lanciò gli stivali nell'acqua, lontano da lui. In quel momento, la barca si scostò dalla riva e iniziò a correre lungo il fiume, seguendo la corrente, portata dalle onde. Kurt s'impaurì, ma non osò saltare giù. "Forse" pensò "La barca mi porterà da Blaine".

La barca trascinò Kurt giù lungo il fiume, costeggiando la foresta, fino a rallentare in vista di un prato, vicino ad un giardino di ciliegi che circondava una casetta dal tetto di paglia.

Uno strano ragazzo, corpulento e ammantato di nero, uscì dalla casa e con un lungo bastone ricurvo agganciò la barchetta e la tirò del tutto in secco.

- Oh, amico! - esclamò - Come mai stavi navigando tutto solo e scalzo in questo fiume? Sei stato fortunato a fermarti qui, più avanti c'è una cascata con delle rapide pericolosissime! -

- Ti ringrazio allora per avermi messo in salvo - gli rispose Kurt - il mio nome è Kurt, tu sei? -

- David Karofsky, ma puoi chiamarmi Dave. Allora, Kurt, cosa ti porta qua? Ma vieni in casa, vorrai sicuramente rifocillarti e metterti seduto su qualcosa che non dondoli! - Kurt lo seguì fiducioso: sembrava un ragazzo pressappoco della sua età, e così gentile, non si sentiva in pericolo.

Kurt gli raccontò la storia, di come cercasse il suo amico Blaine, e gli chiese se l'avesse visto

- È poco più basso di me, ed ha i capelli ricci e scuri. Due grandi sopracciglia triangolari, e gli occhi nocciola che virano al verde. Lo hai visto, Dave? -

Dave ci pensò su, poi rispose:

- Ancora non l'ho visto, ma se è questo grande amico che dici, sono sicuro che verrà molto presto. Tieni, rifocillati, queste ciliegie vengono dal mio giardino! - gli disse, porgendogli un cestino ricolmo. Kurt ringraziò e iniziò a mangiarne, mentre Dave lo guardava. Ad ogni ciliegia che Kurt inghiottiva, gli occhi gli si facevano più vuoti, più spenti, fino a che lo sguardo stesso si perse nel vuoto.

- Andiamo, Kurt, è l'ora di riposare - gli disse Dave, il mago, con voce suadente.

- Sì, riposare... sono molto stanco. -

David era un mago potente, custode delle ciliegie della memoria. Queste cancellavano ogni ricordo, man mano che le si mangiava, e Kurt ne aveva mangiate abbastanza per dimenticarsi anche di Blaine!

I giorni passavano e Kurt trascorreva il tempo nel giardino dei ciliegi, oppure aiutando Dave in qualunque compito gli chiedesse. Non cantava, non creava poesie da poter poi mettere in musica con Blaine come aveva fatto nei mesi precedenti, non sorrideva. È vero anche che non soffriva la mancanza della sua famiglia, e del suo amico, ma solo perché non ricordava.

Poi, una sera al tramonto, mentre il sole dipingeva di rosa e di rosso il cielo, girò dietro la casa, dove la parete era dipinta dai rampicanti. Si sedette sotto di essi e il profumo dei fiori di gelsomino che si aprivano alla sera lo avvolse. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente appoggiandosi alla parete di fiori e immediatamente la mente gli si schiarì. La nebbia in cui aveva vagato per giorni, forse settimane, scomparve e due grandi occhi nocciola e verdi lo fissarono di nuovo, e il viso sorridente di Blaine gli tornò prepotente e nitido alla memoria. Soppresse un singhiozzo portandosi le mani alla bocca, poi mormorò:

- Sono rimasto qui troppo... - e un gemito di dolore gli uscì dalle labbra. La sua voce disturbò una grossa cornacchia nera che gracchiò:

- Che succede, amico? - era sicuramente la cornacchia più strana che Kurt avesse visto. Era tutta nera e aveva una fila di piume in cima alla testa che sembravano una cresta. Kurt lo fissò per qualche secondo, poi rispose:

-  Devo trovare il mio amico Blaine. Lo hai forse visto? - chiese. La cornacchia inclinò il capo prima a destra e poi a sinistra, valutando il ragazzo.

- Un ragazzo è passato di qui la settimana scorsa. Ha fatto innamorare di sé una principessa, non so come visto che era imbranato da morire, e ora è principe anche lui. Vivono in un bel palazzo non lontano da qui. - Le spalle di Kurt scesero un po' a queste parole, ma ciononostante disse:

- Oh, sarei felice per Blaine se fosse diventato un principe. - non si sentì molto convincente, dentro sentiva un dolore sordo. Fece una finta risata, poi aggiunse: - Puoi mostrarmi la strada per raggiungerlo? -

- Sicuro amico, seguimi! -  gli disse la cornacchia. Il palazzo non era molto lontano, già uscendo dal frutteto fatato se ne vedeva la sagoma sul colle vicino. La cornacchia volava avanti e indietro, raccontando le sue gesta come se fosse un eroe di qualche storia, mentre Kurt assentiva più o meno vivacemente. Era combattuto tra il desiderio di ritrovare subito il suo amico, sano e salvo, e l’angoscia di trovarlo legato ad un’altra persona.


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