Oct. 28, 2012, 12:02 p.m.
La Regina delle Nevi - a Glee Fable: Capitolo 2 - Diventa Realtà
K - Words: 712 - Last Updated: Oct 28, 2012 Story: Closed - Chapters: 3/? - Created: Jun 30, 2012 - Updated: Oct 28, 2012 384 0 0 0 0
Il giorno successivo, Kurt si alzò più stanco di quando era andato a letto, ma decise che rimanere a dormire non gli avrebbe fatto bene. Mangiò qualcosa e poi si affacciò alla finestra, pensieroso. Vide allora uscire Blaine di casa, vestito pesantemente, mentre altri tre ragazzi - loro compagni di scuola, ma certo non amici - lo aspettavano.
- Ehi Blaine! - esclamò Kurt aprendo la finestra - Dove vai di bello? -
- Che ti importa, principessa? - gli rispose bieco di rimando il ragazzo con gli occhi nocciola - Da quando in qua ti interessa cosa fanno gli uomini? - Kurt rimase senza parole, prima impallidì e poi divenne paonazzo per la risposta del suo migliore amico. I tre ragazzi risero, prendendosi a spallate amichevoli, ridendo di lui. Lacrime bollenti che andavano rapidamente ghiacciandosi si fecero strada nei suoi occhi e Kurt chiuse la finestra di botto, correndo in camera e chiudendosi dentro. Cos'era successo al suo migliore amico? E perché faceva così dannatamente male?
Il gioco del giorno dei ragazzi era legare gli slittini ai carri dei contadini e farsi trascinare comodamente sulla neve. Blaine, almeno, questo nuovo Blaine, che odiava Kurt e si divertiva coi bulli che lo avevano tormentato una vita, non si poteva far scappare l'occasione di legare il suo slittino al carro più grande. E giust'appunto in piazza vi era parcheggiata una slitta magnifica. Tutta bianca, quasi traslucida, trainata da cavalli bianchi e, avviluppata in una pelliccia bianca e vaporosa, una donna alta e altera.
"Questo è decisamente meglio di qualunque carro! Li batterò tutti!" Si disse Blaine, e legò la sua corda alla slitta bianca. A malapena trattenne un urlo di sorpresa quando la slitta iniziò a muoversi, e lo trasformò in un'esclamazione di trionfo quando si vide superare tutti gli altri ragazzi. Usciti dai confini del villaggio e attraversati i due grandi campi che lo costeggiavano a nord, però, Blaine iniziò a spaventarsi. Cercò di slegare la corda, ma il nodo si era stretto ed era impossibile disfarlo. La slitta prese velocità e lo slittino quasi non toccava terra da quanto veloce veniva trascinato.
- AIUTO! Aiutatemi!! - gridava lui, ma non c'era nessuno a sentirlo.
Kurt si svegliò di soprassalto dal sonno indotto dalle lacrime, sussurrando:
- Blaine... - ma non si rese conto del perché e fu presto colto di nuovo dal pianto e si lasciò andare alla stanchezza, addormentandosi di nuovo con gli occhi bagnati.
Filarono via per ore, immersi nel bianco della neve. Blaine cercò di farsi piccolo, avvolgendosi nel cappotto pesante e nella sciarpa - la sciarpa profumava di gelsomino, ma cosa gli ricordava? Poi la slitta iniziò a rallentare e in poche decine di metri, si fermò del tutto. La donna alla guida si alzò in piedi e Blaine sollevò in quel momento la testa. Dopo tutte le volte che Carole aveva raccontato la storia, non poteva sbagliarsi: quella era proprio la Regina delle Nevi! Tutta ammantata di bianco, sotto la pelliccia candida, l'abito sembrava di pizzo ma erano in realtà grandi fiocchi di neve intricati assieme. Guardò Blaine con sguardo curioso.
- Giovane Burt Reynolds, mi sembri piuttosto infreddolito. Vieni con me. - gli disse, un po' brusca. Lo fece alzare e lo mise accanto a sé sulla slitta, poi svelse la pelliccia dalle proprie spalle e lo avvolse. - Ancora freddo? - disse, e poi gli colpì la fronte con un dito.
Il dito era freddo come un ruscello ghiacciato, ma d'improvviso Blaine non sentì più il gelo.
Kurt, ancora prigioniero delle lacrime, rabbrividì sotto le coperte e si strinse lo scialle di sua madre addosso.
Blaine guardò la donna. E subito pensò che nessuna al mondo era più bella di lei, né più interessante. E d'improvviso la sua mente fu vuotata dal profumo del gelsomino, dalla voce di Kurt, dalle loro canzoni, dalle storie di Carole. Non c'erano più abbracci nelle sere d'inverno, quando entrambi si dicevano che era solo per tenersi al caldo e non ammalarsi, e non c'erano più mani giunte nei pomeriggi d'estate, per non perdersi tra le alte spighe di granturco. Non ricordò più il colore degli occhi del suo amico più caro, e non pianse per la sua lontananza, anche se Kurt, invece, ricordava e piangeva.